Il cervo in Italia (Cervus elaphus)

Caratteristiche, habitat, riproduzione, alimentazione


Il cervo in Italia (Cervus elaphus)

Il cervo (Cervus elaphus) è una specie primariamente associata ad ambienti di boschi aperti inframmezzati a distese di prateria in regioni pianeggianti o a debole rilievo; solo secondariamente è stato sospinto negli habitat di foresta densa ed in montagna dalla pressione esercitata dall'uomo. Attualmente il cervo frequenta una vasta gamma di habitat, dalle brughiere scozzesi alle foreste mesofile dell'Europa centrale, alla macchia mediterranea che caratterizza la parte più meridionale del suo areale. In montagna si spinge durante l'estate ben oltre il limite superiore della vegetazione arborea, nelle praterie dell'orizzonte alpino. In Italia, il cervo frequenta di preferenza i boschi di latifoglie o misti, alternati a vaste radure e pascoli, ma si trova anche nelle foreste di conifere, nelle boscaglie ripariali dei corsi d'acqua e, in Sardegna, nella tipica macchia mediterranea. La stessa popolazione può utilizzare ambienti diversi nel corso del ciclo annuale, ad esempio lungo un gradiente altitudinale.


Distribuzione del cervo sul territorio

In Italia è individuabile un grande areale alpino che si estende da Cuneo a Udine, praticamente senza soluzione di continuità; mentre nell'Appennino il cervo occupa quattro aree distinte: la prima corrisponde a gran parte del territorio montano delle province di Pistoia, Prato, Firenze e Bologna, la seconda all'Appennino tosco-romagnolo dal Mugello orientale alla Val Tiberina, la terza è rappresentata dal Parco Nazionale d'Abruzzo e territori limitrofi e la quarta dal massiccio montuoso della Maiella; manca invece totalmente dall'Appennino meridionale. Tutte le popolazioni appenniniche si sono originate da reintroduzioni effettuate negli ultimi decenni. Alcuni nuclei di cervi di modeste dimensioni sono mantenuti in grandi aree recintate come il Bosco della Mesola (Ferrara), il Parco La Mandria (Torino) e Castelporziano (Roma). In Sardegna il cervo è presente nella parte meridionale dell'Isola con alcune popolazioni tra loro ancora sostanzialmente disgiunte.

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Il Cervo Sardo

Il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) è una sottospecie del cervo europeo (Cervus elaphus), dunque anch'esso un mammifero ruminante dell'ordine degli Artiodattili; il nome scientifico richiama la sua prima osservazione in Corsica, ma questo splendido animale vive attualmente soltanto in Sardegna. Fino a non molto tempo fa se ne temette seriamente l'estinzione del cervo sardo (era inserito nel IUCN Red list 2000 of Threatened Species), ma attualmente si stima che vi siano non meno di 300 esemplari, soprattutto concentrati sul Monte Arcosu e sul Supramonte di Orgosolo. Ciò non consente ancora di calare l'attenzione, poiché le cause che lo espongono a pericolo (bracconaggio, incendi boschivi) non sono state del tutto rimosse. Oggi il cervo sardo è fra le specie particolarmente protette a livello nazionale.


Problemi di conservazione

L'areale storico del cervo occupava probabilmente gran parte dell'Italia peninsulare e la Sardegna. A partire dal XVII secolo le trasformazioni ambientali, la crescita della popolazione umana e l'intensificarsi della persecuzione diretta hanno causato la progressiva scomparsa della specie da settori sempre più vasti del territorio nazionale; alla fine del XIX secolo rimanevano solo la piccola popolazione relitta del Bosco della Mesola il delta del Po e quella sarda. Questa situazione si è protratta sostanzialmente sino al secondo dopoguerra, se si eccettuano presenze più o meno sporadiche nelle Alpi centro-orientali ed in Valtellina dovute ad immigrazione di individui provenienti dalla Svizzera. Questo fenomeno di espansione del cervo sul versante meridionale delle Alpi delle popolazioni svizzere, austriache e slovene è divenuto più costante e consistente a partire dagli anni '50 ed è stato responsabile della ricolonizzazione delle Alpi italiane nel settore centrale ed orientale, mentre l'attuale presenza del cervo nelle Alpi occidentali è dovuta a ripetute operazioni di reintroduzione iniziate alla fine degli anni '60. Frutto di reintroduzioni operate nello stesso periodo o in anni più recenti sono le popolazioni dell'Appennino settentrionale e centrale. Il cervo scomparve quasi completamente dalla Sardegna settentrionale e centrale negli anni '40 e solo dalla metà degli anni '80 è stato oggetto di una gestione attiva, che ha consentito di incrementarne le popolazioni e l'areale. Attualmente la consistenza della specie sull'intero territorio italiano è stimabile in circa 44.000 capi così ripartiti: Alpi centro-occidentali 11.600, Alpi centro-orientali 22.400, Appennino settentrionale 5.400, Appennino centrale 1.500, Sardegna 2.700. Il cervo viene regolarmente cacciato nella maggior parte delle provincie alpine sulla base di piani di abbattimento selettivo con un prelievo annuale nel 1998-99 di circa 3.800 capi. Le popolazioni appenniniche e quella sarda non sono sottoposte a prelievo venatorio. Le popolazioni dell'Appennino settentrionale risultano in crescita ed è ipotizzabile in breve tempo la saldatura degli areali tosco-emiliano e tosco- romagnolo. Le prospettive di espansione naturale dei nuclei presenti nell'Appennino centrale appaiono discrete, vista la vasta rete di aree protette istituita nei territori dell'Abruzzo e del Lazio. È auspicabile la prosecuzione degli sforzi per assicurare una conservazione durevole del cervo sardo attraverso reintroduzioni nelle aree adatte dell'Isola attualmente non occupate ed un attento ed articolato programma di conservazione del cervo della Mesola. Anche diverse aree dell'Appennino meridionale presentano condizioni ambientali idonee ad ospitare questa specie e potrebbero essere interessate da futuri progetti di reintroduzione.

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